La donna oltre ciò che si vede

Il mio viaggio questa volta inizia qui, in un paesino chiamato “Speranza”…
Ci sono arrivata mesi fa, ma come ogni volta se arrivi in un posto e non conosci nessuno è difficile orientarsi.
Mi sono seduta su una panchina ed ho aspettato…lì vicino c’era un baule chiuso e mi ha incuriosito.
In questo paesino si incontrano persone strane, scettiche ma disponibili, solari ma con la paura negli occhi.
In questo paesino ti parlano ma ti fanno sentire diversa.
Sono tutte donne forti, eccezionalmente forti. Ne incontro una, chiedo informazioni su cosa visitare, su dove andare. Non mi ha capita, parlava una lingua diversa.
Mi sono guardata attorno, era tutto meravigliosamente incasinato, rigorosamente incasinato, niente al suo posto, ma sistemato con rigore.
Mi sono alzata dalla panchina e mi sono diretta in “centro”, volevo fare shopping per portare qualche souvenir a casa. Le vetrine vuote, ma i negozi pieni di gente. Provo a chiedere e mi dicono:
“Qui si vende speranza, ma c’è anche chi la regala!” Speranza? Ma che storia è questa? “Sì, solo speranza” mi risposero.
Faccio ancora due passi e mi accorgo di non avere più i vestiti, mentre camminavo cercavo di coprirmi come potevo, ma un po’ poche due mani per coprire un abbondante seno. Mi sentivo piccola, microscopica, spogliata d’ogni cosa, mi sentivo diversa, mi sentivo una nullità.
A quell’ultimo mio pensiero un boato pazzesco si innalza, un eco mi esorta a non sentirmi così, a non pensarlo, a non dirlo.
Un misto di paura e curiosità mi invade il corpo e l’anima.
Un senso di pace poi mi accompagna in giro per le strade di speranza.
Ritorno sulla mia panchina, speranzosa di trovare qualcuno in grado di spiegarmi. C’era un baule lì, lo apro ed era pieno di sorprese.
Ore ed ore senza veder passare nessuno.
Mi sono addormentata pensando che sarebbe stato solo un sogno, il mio…
Mi sveglio…era la realtà.